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Calcio | 01 aprile 2020, 09:38

Emergenza Coronavirus: non è un pesce d’aprile, i frigoriferi si svuotano e lo Stato agisca subito

Emergenza Coronavirus: non è un pesce d’aprile, i frigoriferi si svuotano e lo Stato agisca subito

Le parole stanno a zero. Anche il primo aprile è mutato, perché la voglia di fare scherzi non c’è più. Assistiamo come giornale ad una guerra sanitaria ed economica: se sulla prima si è presa una decisione di corpo, affrontando di petto l’emergenza pur con tutti i problemi di dover stare a casa, sulla seconda è ora di dirsi la verità.

Guardiamoci negli occhi, smettendola di assecondare colori politici sempre più sbiaditi. I frigoriferi si stanno svuotando e le misure sino ad oggi messe in atto dai vertici dello Stato sono lo specchio del nostro Paese: confuse, burocratiche, inefficaci nell’immediato. Gli uomini e donne d’impresa così come i privati cittadini, attenti alla loro personale economia, hanno chiaro uno scenario apocalittico che, come impostato fino ad ora, pare incitare alla legittima difesa economica più che mirare in modo efficace al sostegno degli italiani. 

Di facile non vi è nulla, ma ascoltare la voce del popolo è dovere dei vertici dello Stato. Le tasse, compresa Iva, casse previdenziali, rateizzazioni e tutte le loro declinazioni statali devono essere cancellate in un semestre di “fisco bianco” che tenga così vive le aziende di qualsiasi dimensione. I cittadini residenti in Italia devono essere sostenuti con un “reddito calmierato equo” ogni mese sino a quello successivo alla ripartenza. 

Dove trovare le risorse economiche per garantire le misure? Pensando ad una Azienda Italia non proprio solida, occorre pretendere con forza e da subito a schiena dritta i denari necessari dalla Comunità Europea e, in caso di melina, avere il coraggio di creare moneta ‘virtuale’ sorretta da tutto quel patrimonio che nessuno potrà mai sottrarci e che possiamo valorizzare e patrimonializzare: Colosseo, Torre di Pisa, Arena di Verona, Pompei e tante altre bellezze del nostro territorio.

Nessun sogno, non è tempo per sognare. Nessun pesce d’aprile, non c’è voglia di scherzare. Cari vertici dello Stato: i cittadini chiamano, non c’è tempo neppure di deluderli, perché il tempo è finito.

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